Matteo Cavalleroni è un’artista cosmopolita abituato a girare il mondo per lavoro e per piacere, sempre accompagnato dalla macchina digitale per catturare le immagini più significative dei luoghi visitati e delle persone incontrate. Abituato più ai reportage, a cui il grande fotografo Michael Yamashita lo ha avvicinato, che ad una fotografia più intimista, con questa sua nuova mostra presso OPEN LAB di COMPAGNIA UNICA invece si lascia andare ad una ricerca più formale, quasi filosofica sull’immagine.Per lui è stato inevitabile ambientarla negli aeroporti e chiamarla “MIGRATION” a chiarire quanto noi tutti siamo migranti per il mondo ma anche all’interno della nostra stessa vita che ci porta a cambiare continuamente le strade del nostro vissuto.MATTEO CAVALLERONI entra nell’aeroporto immaginandolo come un “non luogo”, ineluttabile palcoscenico dove avviene la rappresentazione della fugacità della vita e dei rapporti umani. Qui le persone passano ma non sostano, si sfiorano ma non si conoscono, vivono nell’attimo immortalato ma sai che già sono svanite. Lo rappresenta come uno spazio asettico, senza riferimenti, dentro il quale si muovono corpi eterei volutamente sfuocati a evidenziare non tanto l’immagine del corpo ma quella dell’ “idea” del corpo stesso.Ossessionato dalle ombre e dai riflessi ogni immagine reca in sé il suo doppio ad evidenziare la duplicità della vita e di noi stessi dove sempre è presente il bene e il male, l’ombra e la luce, lo yin e lo yiang e dove quello che emerge non è detto che sia la parte migliore.